domenica 25 marzo 2012

La Camusso e il TAV



ovvero

QUANDO LAVORARE DOVREBBE AVERE UN SENSO.

“La TAV dà lavoro”: questa è la parola magica con la quale la Camusso difende la più grande opera speculativa del nostro paese.

Si parla da tempo in Italia del fatto che sta mancando il lavoro per tante persone, che non c'è lavoro. L'idea del lavoro è diventata una chimera, una astrazione.

Bisogna lavorare: ma per fare cosa?

Nessuno dice mai che il lavoro dovrebbe avere un senso, dovrebbe soddisfare dei bisogni, ad esempio. Se quei bisogni sono già soddisfatti, perché mai dovremmo lavorare?

Provate a chiedere ad una casalinga che ha lavato e stirato tutti i panni di casa, di ricominciare da capo: lei probabilmente vi chiederebbe perché. Se le rispondeste: che domande, per poter continuare a lavorare, no? Probabilmente vi guarderebbe storto o forse chiamerebbe una ambulanza sostenendo che avete profondo bisogno di cure psicologiche.

Invece quando si parla di vita comune, si dice che bisogna lavorare. Il lavoro è diventato una entità astratta, che ci deve essere a prescindere dal fatto che abbia un qualche tipo di senso.

Se ci pensiamo di lavori necessari ce ne sono tantissimi: la manutenzione del territorio per evitare le frane e gli allagamenti, l'ammodernamento della coibentazione delle case per risparmiare energia, il potenziamento della raccolta dei rifiuti porta a porta che eviterebbe l'accumularsi dei rifiuti nelle città, il restauro del patrimonio artistico nazionale che sta andando in sfacelo, la ristrutturazione degli edifici scolastici che stanno cadendo a pezzi, i lavori di cura per i bambini e gli anziani, il recupero di intere città come l'Aquila, l'elettrificazione ed il raddoppio della ferrovia in Puglia, l'ammodernamento di tutto il sistema ferroviario nazionale, il cablaggio con reti di trasferimento dati veloce in tutta la penisola, la ristrutturazione di tanti ospedali fatiscenti, il potenziamento del lavoro di educazione e ricerca delle giovani generazioni, la produzione di veicoli ecologici, il recupero di interi centri urbani per poter dare la casa a tutti, la ripulitura ecc. ecc. ecc.

Ma no, questo non è lavoro produttivo, vi direbbe la Camusso tenendo Monti sottobraccio.

Non è lavoro produttivo?

Per chi non è produttivo?

Non è produttivo per i grandi gruppi economico-finanziari che possono guadagnare solo sulla base di grandi investimenti per la realizzazione di grandi opere.

Certo anche la ristrutturazione di città come l'Aquila potrebbe richiedere grandi finanziamenti.

E' vero: però lì occorre manodopera specializzata, poi sono operazioni lente, con movimentazione di quantità modeste di materiali, che sarebbero controllate dai cittadini, magari cercherebbero addirittura di intervenire per mettere mano ai lavori.

Noo, le grandi aziende necessitano di lavori rapidi, in cantieri in cui nessuno possa controllare come si lavora e chi ci lavora e a quali condizioni e nei quali il movimento di capitali avvenga lontano da occhi indiscreti. Il raddoppio, la triplicazione, la moltiplicazione dei costi preventivati, può essere fatta nei cantieri TAV, mica in operazioni del genere.

Allora è questo il motivo per cui si deve fare la TAV tra Torino e Lione, anche se la ferrovia per quella tratta c'è già e non viene neppure utilizzata al 50% e soprattutto il trasporto ferroviario sta subendo una diminuzione in tutta europa?

Se l'affermazione della Camusso fosse stata fatta alla presenza della casalinga di cui sopra, siamo sicuri che la guarderebbe storto, o forse chiamerebbe una ambulanza ...



liucs

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/4289-la-camusso-e-il-tav

Nessun commento:

Posta un commento