mercoledì 21 marzo 2012

(it-es) Alcune brevi note su vecchi e nuovi dei e sulla negazione/rottura


Bisogna ribadire l’importanza della rottura/eliminazione di ogni aspetto arginante e superiore alla propria individualità dell’esistente, aspetti che fanno sì che la totale liberazione individuale venga completamente sepolta sotto tutto il peso della morale e dell’educazione. Bisogna farla finita, attraverso una pratica continua di negazione e di distruzione, con tutte queste divinità che sottomettono l’individuo ad un codice di valori che spegne la fiamma della sua rivolta; c’è bisogno di un’azione annientatrice perpetua, che tenga lontano tutto ciò affinché non inquini l’individualità stessa.
Ogni volto di questo mondo che odiamo ne rappresenta un pezzo, un ingranaggio, un meccanismo più o meno fondamentale, per questo ciascuno di loro va attaccato con ogni mezzo possibile e con tutta la forza; non possiamo né dobbiamo avere pietà, né lasciare spazio alle rappresentazioni della società, sotto qualsiasi forma si presentino.
Per questo c’è la necessità di una lotta “infinita”: ogni individualità deve essere costantemente in guerra con ciò che l’opprime, senza lasciargli un centimetro, guadagnato col proprio sangue e col proprio sudore, e mai arretrare. Mai.

ParoleArmate

***

(Ringraziamo i compagni di Culmine per il loro aiuto in questa traduzione)

Versione PDF
http://parolearmate.noblogs.org/files/2012/03/Alcune-brevi-note-su-vecchi-e-nuovi-dei-e-su-negazione-rottura.pdf


Alcune brevi note su vecchi e nuovi dei e sulla negazione/rottura
I
Quando partiamo dal presupposto che è necessaria la distruzione dell’ordine sociale e di tutto l’esistente, siano questi: i suoi dogmi morali, valori, virtù, cultura, ecc., si stanno vagliando le motivazioni fondamentali che si propone qualsiasi individualità anarchica.
Tuttavia, ciò non solo non è un compito facile, ma è anche indispensabile tenere in considerazione che il motivo della distruzione e della morte dei vecchi dei era segnato anche dalla necessità di distruzione dell’ordine sociale e di tutte le regole che imperavano in queste società.
Altresì, non sono utili le mere critiche formali e superficiali dei valori e dei dogmi, poiché non si farebbe una critica radicale all’aspetto essenziale e determinante di quelli e dei loro eredi, gli spettri e le ombre che il vecchio dio genera alla sua morte.
È così, dato che la premessa fondamentale dell’esistenza dei vecchi dei metafisici ha come pietra angolare della sua struttura di dominio sociale i dogmi morali ed i loro valori, con cui ci propongono di vivere nella società della sofferenza.
Ciò emerge con limpida chiarezza, e a ciò non scappa nessuna religione metafisica, dato l’odio profondo che queste sentono contro gli spiriti liberi, ossia contro tutte le individualità con potere ed autonomia. Queste, con le loro morali pecorili, ci propongono di annegare le nostre passioni e la nostra felicità basata sulla libertà assoluta, inoltre ci dicono che la felicità debba essere edificata sulle fondamenta della sottomissione e dell’affogamento delle nostre passioni, intronizzando falsi valori che sono elevati allo stato divino, come il sacrificio ed il martirio dell’individuo, l’omogeneità, od il sottometterli ad una morale pecorile.
Nella modernità, il dio metafisico è morto, ma le sue ombre ed il suo respiro sopravvivranno nell’esistenza dei nuovi dei secolari, che si sono sviluppati a partire dalla modernità. Gli individui o rifiutano l’idea stessa di dio, o la adattano alle proprie circostanze, ed entrambi i casi sono stati estremamente utili e vantaggiosi per la sopravvivenza dei dogmi e dei valori della sottomissione.

II
La simbologia dei vecchi dei è cambiata. Tuttavia questa trasformazione che ha avuto luogo nelle credenze, dogmi e valori prestabiliti, mantiene inalterabile gli aspetti essenziali dei vecchi dei, anche se sono stati sostituiti da nuove divinità secolari.
Come in tempi passati, le moderne ombre e spettri della sottomissione e dell’appiattimento individuale esistono non più attraverso sacerdoti, sciamani, libri sacri, ecc., ma tramite una simbologia adeguata all’era post-moderna in cui viviamo, che si traduce tramite una complessa rete di istituzioni politiche e sociali, religiose, educative che comportano il fatto che le individualità si massifichino dietro ad un comportamento accettabile e prevedibile per l’ordine sociale vigente e comune a tutti. E questa omogeneità nei nostri comportamenti e pratiche quotidiane comporterà necessariamente al fatto che la nostra individualità venga incatenata e sottoposta alle torture più estreme da parte della macchina sociale.
Tuttavia l’individuo, in maniera incosciente, considera normale la strutturazione e la maniera in cui l’ordine sociale modella la propria individualità, per mezzo di valori e dogmi sociali, culture massificate e mistificazioni istituzionali

III
Quando l’individuo comincia a farsi domande sull’estetica e sulle distinte finzioni che lo spettacolo sociale genera nel suo agire, finisce col sentire che tutti questi valori eretti con l’obiettivo della sottomissione individuale ad un collettivo immaginario – società – sono un carico che porta dietro di sé molto pesante.
Il porsi domande effettuato dall’individuo può portare ad uno stadio iniziale di negazione dei valori, modelli, dogmi, ecc., non è in sé sufficiente per essere considerato come l’inizio del processo di negazione/rottura con tutti i valori esistenti, poiché non fa nulla per riaffermare la propria individualità, ma non sono altro che finzioni od apparenti distruzioni dei valori che ci sono stati trasmessi dalla macchina sociale.
Certo è che essere integrato in una società e convivendo insieme a milioni di individui assimiliamo i modelli di comportamenti prestabiliti dalle abitudini, e che molte volte si tenta un rituale comune con tutti quelli.
Il processo di negazione/rottura, non è identificabile né omogeneo, tutto il contrario, è autonomo poiché le domande e le motivazioni per l’inizio di questo processo porranno le loro fondamenta nei rifiuti dei vari rituali ai quali partecipava l’individuo e che sono determinati dalle credenze generalizzate e “normativizzate “ dell’ordine sociale.
Il parlare di negazione/rottura, non significa identificarlo con l’“opinione propria”, al contrario, poiché quest’ultima non può essere considerata come il germe di un processo di negazione dei valori imposti alle individualità esogenamente, ma è più che altro parte dell’estetica dello spettacolo che crea finzioni di “libertà”, quando in realtà non si è cominciato a mettere in discussione tutte le strutture di valori che sostengono l’edificio sociale.
Invece, il processo di negazione/rottura e la sua traduzione pratica nella distruzione, implica un movimento individuale, che non trova il suo fine, ma le negazioni e le rotture coi parametri che incoscientemente possono solidificarsi nella nostra individualità sono costanti. È un infinito insorgere come individuo.

IV
È così che i vecchi dei, come le nuove divinità, generano come si è visto, un complesso sistema di valori, condotte e dogmi, che coadiuvano al suo sostentamento, e alla sottomissione degli individui, mediante ruoli stereotipati che l’ordine sociale impone ad ognuno di noi.
Non basta avere un sentimento di disappunto, e anche creare finte negazioni e rotture con l’ordine vigente ed i suoi valori imposti, poiché ciò può anche significare un modo per sostenerlo, considerandoci parte di questo sistema.
È necessario segnalare che il cammino della negazione/rottura e poi di distruzione, che ribadiamo essere un fatto esclusivamente individuale, significa una profonda destrutturazione di tutti i parametri sociali, culturali, ecc., che lo spettacolo impone, e che di fronte alle domande che formuliamo, dobbiamo dare risposte che implichino la negazione dell’attuale ordine delle cose, la rottura con lo stesso e la conseguente distruzione di tutti i condizionamenti esterni alla nostra individualità che impone la società.
E, perché le ombre e gli spettri dei vecchi dei non si posino nuovamente su di noi, come individui, il processo non deve trovare fine, ma essere infinito.
NIHIL

http://parolearmate.noblogs.org/2012/03/21/it-es-alcune-brevi-note-su-vecchi-e-nuovi-dei-e-sulla-negazionerottura/#more-254


ALGUNAS BREVES NOTAS SOBRE VIEJOS Y NUEVOS DIOSES Y NEGACIÓN / RUPTURA

I
Cuando partimos de la premisa que es necesario la destrucción del orden social y de todo lo existente, sean estos: sus dogmas morales, valores, virtudes, cultura, etc., se está planteando las motivaciones básicas que se propone cualquier individualidad anárquica.
Sin embargo, ello no sólo no es una tarea sencilla, sino también, que es indispensable tener en consideración que la motivación de la destrucción y muerte de los viejos dioses, estuvo signada también por la necesidad de la destrucción del orden social y de todas las reglas que imperaban en dichas sociedades.
Asimismo, no resulta útil, las meras críticas formales y superficiales de los valores y dogmas, ya que no se estaría realizando una crítica radical al aspecto esencial y determinante de aquellos, y de sus herederos los espectros y sombras que el viejo dios destella a su muerte.
Ello es así, toda vez que la premisa fundamental de la existencia de los viejos dioses metafísicos tiene como piedra angular de su estructura de dominación social: los dogmas morales y sus valores, en la cual nos proponen vivir en la sociedad del sufrimiento.
Ello surge con prístina claridad, y a ello no escapa ninguna religión metafísica, el profundo odio que éstas siente contra todos los espíritus libres, o sea contra todas las individualidades con poder y autónomas. Aquellas, con sus morales de borregos, proponen que ahoguemos nuestras pasiones, y nuestra felicidad basada en la libertad absoluta, y en cambio nos proponen que la felicidad debe estar edificada sobre lo cimientos de la sumisión y del ahogamiento de nuestras pasiones y, entronizando falsos valores, que son elevados al rango divino, como el sacrificio y el martirio del individuo/a, la homogeneidad, al someterlos a una moral de borrego.
En la modernidad, el dios metafísico murió, pero sus sombras, y su aliento pervivían en la existencia de los nuevos dioses seculares, que a partir de la modernidad se fueron gestando. Los individuos / as, o bien rechazan la idea misma de dios, o bien la adaptaban a sus circunstancias, y en ambos casos era sumamente útil y beneficioso para que perviviera los dogmas y los valores del sometimiento.
II
La simbología de los viejos dioses ha mutado. Sin embargo dicha transformación que se ha operado en las creencias, dogmas y valores pre-establecidos, mantienen inalterable los aspectos esenciales de los viejos dioses, por más que éstos hayan sido reemplazados por nuevas deidades seculares.
Al igual, que en tiempos pretéritos, las modernas sombras y espectros del sometimiento, y del aplastamiento individual existe, ya no a través de sacerdotes, shamanes, libros sagrados, etc., sino por una simbología adecuada a la era post-moderna en que vivimos, que se traducen a través de una compleja red de instituciones políticas y sociales, religiosas, educativas, que conllevan a que las individualidades, no sólo se masifiquen detrás de una conducta aceptable y previsible para el orden social vigente, y común a todos. Y dicha homogeneidad en nuestras conductas y, practicas diarias conllevara necesariamente a que nuestra individualidad sea encadenada, y sometida a los más extremos suplicios por parte de la maquinaria social.
Sin embargo el individuo/a, de manera inconsciente considera como normal la estructuración y la manera como el orden social moldea y estructura su individualidad, por medio de valores y dogmas sociales, y culturas masificadas, y mistificaciones institucionales.
III
Cuando el individuo/a comienza a hacerse preguntas acerca de la estética y de las distintas ficciones que el espectáculo social va generando en su accionar, acaba sintiendo que todos dichos valores erguidos con el objetivo del sometimiento individual a un imaginario colectivo – sociedad- resulta una carga que lleva tras de sí resulta muy pesada.
El cuestionamiento efectuado por el individuo/a, que puede llevar a un estadio inicial de negación de los valores, pautas, dogmas, etc., no es en sí mismo suficiente para considerarlo como el inicio del proceso de negación / ruptura con todo los valores existentes, ya que nada hace para reafirmar su individualidad, sino que solamente son ficciones o apariencias de negaciones/ rupturas, toda vez que no se han propuesto la destrucción de los valores que nos ha sido transmitidos por la maquinaria social.
Es cierto, que al estar integrado a una sociedad, y convivir junto a millones de individuos, asimilemos pautas de conductas pre-establecidas por las costumbres, y que muchas veces se intente un ritual común con todos aquellos.
El proceso de negación / ruptura, no es identificable, ni homogéneo, todo lo contrario, es autónomo, ya que las preguntas y las motivaciones para el inicio de dicho proceso, se fundamentará en las negativas a los distintos rituales que participaba el individuo, y que están determinados por las creencias generalizadas y normativizadas del orden social.
El hablar de negación / ruptura, no significa identificarlo con la “opinión propia”, todo lo contrario, ya que esto último, no puede ser considerado como el germen de un proceso de negación de los valores impuestos a las individualidades exógenamente, sino que es más bien parte de la estética del espectáculo de crear ficciones de “libertad”, cuando en realidad no se ha iniciado el cuestionamiento de toda las estructuras de valores que sostienen el edificio social.
En cambio, el proceso de negación / ruptura y su traducción práctica en la destrucción, implica un movimiento individual, que no halla su fin, sino que las negaciones y las rupturas a los parámetros que inconscientemente pueden ir solidificándose en nuestra individualidad, son constantes. Es un infinito insurreccionarse como individuo/a.
IV

Es así, que los viejos dioses, como las nuevas deidades, generan, como se ha visto, un complejo sistema de valores, conductas y dogmas, que coadyuvan a su sostenimiento, y al sometimiento de los individuos/a, a través de los roles estereotipados que el orden social impone a cada uno de nosotros.
No basta, con poseer un sentimiento de desagrado, e incluso crear ficciones de negaciones y rupturas con el orden vigente y sus valores impuestos, ya que ello, puede incluso significar una manera de sostenerlo, al considerarnos parte de este sistema.
Es preciso señalar, que el camino de la negación/ ruptura y posterior destrucción, que se reitera es un hecho exclusivamente individual, significa una profunda desestructuración de todos los parámetros sociales, culturales, etc., que el espectáculo impone, y que frente a las preguntas que nos formulemos, debemos dar respuestas que impliquen la negación al actual orden de cosas, a la ruptura con el mismo, y la consiguiente destrucción de todos los condicionamientos externos a nuestra individualidad, que impone la sociedad.
Y, para que las sombras y espectros de los viejos dioses no se posen nuevamente sobre nosotros, como individuo/as, el proceso no debe hallar fin, sino ser infinito.
NIHIL

http://nihil-zaratustra.blogspot.it/2006/08/algunas-breves-notas-sobre-viejos-y.html

Nessun commento:

Posta un commento