mercoledì 21 marzo 2012

en it es - Chile: Report on Tortuga’s prison conditions


from vivalaanarquia, translated by waronsociety:

Three months ago we visited Luciano Pitronello, accused for the failed placement of an explosive device on June 1, 2011 at a Santander Bank branch located at Vicuña Mackenna 1347. Luciano was in this place with multiple severe wounds on his body, loss of vision in one of his eyes, for which he was submitted to a cornea transplant operation and mild hearing loss, along with 33% of his body burned, and as a result of the burns they had to amputate one of his hands. He was charged for two crimes: Terrorist placement of an explosive device, punishable under Article 2, number 4 in relation to the 1st Article of the “Law On Terrorist Conduct” (18.314) and use of false liscence plate or one corresponding to another vehicle, punishable under Article 192, letter E of the “Transit Law” (18.290).

After a minor recovery, he was left in preventive prison for being considered a danger to society. Due to his multiple wounds, he is in the Hospital of Santiago 1 Prison: Luciano’s prison conditions are those of constant harassment and isolation. His regimen consists of 24 hours of confinement in a room with 3 beds, moreover, he does not have access to television or newspapers, he must use a suit that helps with the healing of the burns 24 hours a day, he can only remove it in order to bathe, although he can remove the suit alone, he requires help to put it on. This function, which should be carried out by the medics, is unfulfilled; therefore Luciano must request the help of the prisoners when he’s in a room with company. Other times, he simply must do without his suit (as has happened at least 5 times).

At this time, Luciano is without the suit, because the prison guards burned it by putting it in the prison’s dryer, a situation that is still not resolved nor indemnified. Another part of his treatment is that every day his entire body be moisturized with rosehip. Which really happens every 2 or 3 days at the discretion of the medics. Luciano uses a prosthesis on his right arm, which should be washed carefully in order to not damage the mechanical system within it. Nevertheless, the times that he has solicited them to wash the prosthesis, they have done it by putting it entirely under water, ruining the mechanical system; thus resulting in Luciano’s greater dependency on the poor discretion of the medics, since now it needs to be constantly oiled, a situation that is likewise not taken care of promptly. Another problem that remains with Luciano in prison is that the prison shower works with a switch which upon being pressed dispenses water for an interval of a few seconds, making it necessary to constantly press it. Since Luciano does not have one of his hands and some of his fingers were amputated from the other, he is not able to carry out this activity alone, nevertheless since there is not continual assistance from the medics, it remains only on him to get them to be able to shower, some of the Santiago 1 Prison Hospital’s room have showers in better condition, so it depends on which room Luciano is in.

While we know that these conditions repeat themselves in various cases within the prisons, we denounce this situation because we have touched it directly for long enough. Our idea is not to present a morbid story, nor to cause grief, but rather to show that although the press and the State say that prisoners have rights, that is a just an empty expression that they use to degrade them more and more, and to validate the existence of prisons in which the State ensures that thousands of people live in appalling conditions.

It is not just overcrowding, as the television shows us when they remember that prisoners exist. It is not just the restraining of a prisoner’s freedom: the isolation, the constant humiliation of the family, the irresponsibility in medical assistance, the denial of communication, the physical and psychological violence on the part of the guards, are the materials with which the Prison is constructed. At times it might seem that the world’s prisoners are invisible, it is for this reason that those who are outside the gates must make them visible, since each time that we remember them with an action, a denunciation or a gesture of solidarity, we demonstrate that they are not alone.

IN THE PRISONS THE TORTURE IS DAILY,
WITH YOUR SILENCE YOU ARE COMPLICIT!
FOR THE EXPANSION OF SOLIDARITY!

Pikete Jurídico
piketepenal(at)gmail(dot)com

http://piketejuridico.blogspot.com/




Le condizioni carcerarie di Tortuga

L’interesse da parte di Culmine per le vicende del compagno Tortuga ci porta a diffondere il comunicato che segue nonostante sia stato scritto dal Pikete Jurídico; un legal team cileno, costituito da legali e studenti di diritto, che da anni segue i compagni alle prese con la repressione. Far conoscere la dura realtà carceraria che Luciano sta vivendo è, oltre che un dovere rivoluzionario, uno dei mille modi per soffiare sulla fiamma che alimenta il nostro odio verso tutte le prigioni e chi le difende. Ad ogni modo, di fronte a tale scritto non possiamo fare altro che ricordare il caro antigiuridismo anarchico al quale, altre volte, Culmine è ricorso per ribadire che nessun avvocato può stare realmente con noi anarchici dalla stessa parte della barricata. Mai possono essere messe sullo stesso piano le azioni dirette e le denunce legalitarie, queste sì tese a legittimare l’intero apparato giuridico nemico di ogni anarchico.

Che la nostra complicità possa spezzare ogni sbarra della tua cella. Forza Tortuga, non sei solo!

Culmine, marzo 2012

******************************************************************

originale, in spagnolo, su: vivalaanarquia

Sono 3 mesi che abbiamo colloqui con Luciano Pitronello, imputato per il frustrato tentativo di collocare un ordigno esplosivo, il 1 giugno 2011, ad una filiale del Banco Santander, in calle Vicuña Mackenna 1347, a Santiago del Cile. Luciano è stato trovato in questo luogo con molteplici e gravi lesioni su tutto il corpo, la perdita della vista in un occhio che l’ha costretto ad un intervento di trapianto della cornea, la lieve perdita dell’udito, assieme ad ustioni estese sul 33% del suo corpo, e l’amputazione di una delle sue mani. Le accuse nei suoi confronti: collocamento di ordigno esplosivo terrorista, sanzionato dalla legislazione antiterrorista e l’utilizzo di una targa falsa ad un altro veicolo.

Dopo un lieve recupero, è stato messo in carcerazione preventiva perché considerato un pericolo per la società. Per le diverse e gravi lesioni si trova recluso presso l’ospedale del carcere Santiago 1. Le condizioni carcerarie di Luciano sono caratterizzate da una costante persecuzione e dall’isolamento. Non ha diritto all’ora d’aria, per cui resta rinchiuso in cella 24 ore su 24. Non può avere accesso alla televisione, né ai giornali. E’ costretto ad utilizzare una sorta di tuta speciale che aiuta la cicatrizzazione delle ferite da ustione, e deve indossarla 24 ore al giorno; può toglierla solo per lavarsi. Anche se riesce a togliersi questa tuta, non può mettersela da solo in quanto ha bisogno dell’aiuto di qualcuno. Quest’aiuto dovrebbe venire dai paramedici, ma non accade quasi mai. Luciano deve chiedere aiuto agli altri prigionieri, se in quel momento sono in cella con lui; altrimenti è costretto a restare senza questa tuta (cosa che è accaduta almeno 5 volte).

Attualmente, Luciano non ha più questa tuta, perché i carcerieri l’hanno bruciata nella stireria del carcere, situazione che non s’è ancora risolta né è stata indennizzata. Un’altra parte della sua terapia quotidiana consiste nel trattare tutto il corpo con la rosa mosqueta, ma non sempre accade, dipende dai paramedici e comunque avviene ogni 2 o 3 giorni. Luciano usa una protesi per il braccio destro e quando si lava deve stare attento a non danneggiarne il sistema meccanico. Purtroppo, tutte le volte che ha sollecitato gli addetti di pulire la protesi, l’hanno fatto immergendola nell’acqua, rovinandone il sistema meccanico; provocando in tal maniera una maggior dipendenza di Luciano alla svogliatezza dei paramedici. In effetti, adesso la protesi ha bisogno di essere ingrassata di continuo, cosa che comunque non ne migliora molto la funzionalità. Un altro problema, rappresentato dalla permanenza di Luciano in carcere, è dato dalle docce del carcere che funzionano con un pulsante. L’erogazione dell’acqua dura solo pochi secondi, e per questo c’è bisogno di mantenere il pulsante costantemente premuto. Luciano, senza una mano e alcune dita dell’altra mano amputate, non può mai fare il tutto da solo. Tuttavia egli non usufruisce di un’assistenza continua da parte dei paramedici, ed allora è costretto ad arrangiarsi come può. Alcune sezioni dell’ospedale penitenziario hanno delle docce in migliori condizioni, quindi molto dipende in quale sezione si trova.

Ci risulta che situazioni del genere si ripetono in diverse carceri, le denunciamo per esserne al corrente e da tanto tempo. Il nostro scopo non è quello di elaborare un racconto morboso, né quello di provocare pena, ma di evidenziare che -nonostante la stampa e lo Stato dicano che i detenuti abbiano dei diritti- si tratta di una espressione vacua, utilizzata per degradarli sempre più, e per avallare l’esistenza di centri di reclusione in cui lo Stato si assicura che migliaia di persone vivano in pessime condizioni.

Non si tratta solo di sovraffollamento, come mostra la televisione quando si ricorda che i detenuti esistono. Un detenuto non è solo sottoposto ad una restrizione della sua libertà, ma viene isolato, la famiglia viene costantemente umiliata, deve subire l’irresponsabilità dell’assistenza medica, la censura, la violenza psichica e psicologica da parte dei carcerieri, e dei materiali con i quali si costruisce il Carcere. A volte sembra che i detenuti del mondo siano invisibili, è per questo che noi che siamo fuori dalle sbarre dobbiamo renderli visibili, poiché ogni volta che li ricordiamo con un’azione, una denuncia o un gesto di solidarietà, dimostriamo che non sono soli.

NELLE CARCERI LA TORTURA E’ QUOTIDIANA,

CON IL TUO SILENZIO SEI COMPLICE!
A DIFFONDERE LA SOLIDARIETA’!

Pikete Jurídico
piketepenal(at)gmail(dot)com

http://piketejuridico.blogspot.com/

http://culmine.noblogs.org/2012/03/10/le-condizioni-carcerarie-di-tortuga/



Chile: Las condiciones carcelarias del Tortuga

Desde hace 3 meses visitamos a Luciano Pitronello, imputado por la frustrada colocación de artefacto explosivo realizado el 1 de Junio del año 2011 a una sucursal del Banco Santander, ubicada en Vicuña Mackenna 1347. Luciano fue encontrado en este lugar con multiples lesiones de gravedad en su cuerpo, la perdida de visión en uno de sus ojos, por lo que fue sometidos a una operación de trasplante de corneas y la perdida leve de su audición, junto con el 33% de su cuerpo quemado, y producto de las quemaduras se tuvo que amputar una de sus manos. Fue formalizado por dos delitos: Colocación de artefacto explosivo terrorista, sancionado en el artículo 2 Nº 4 en relación al artículo 1 de la “Ley Sobre Conductas Terroristas (18.314) y utilización a sabiendas de placa patente falsa o que correspondan a otro vehículo, sancionado en el artículo 192 letra e) de la “Ley de Tránsito” (18.290).

Tras una leve recuperación fue dejado en prisión preventiva por considerarse un peligro para la sociedad. Por sus múltiples lesiones, se encuentra en el Hospital de la Carcel Santiago 1: las condiciones carcelarias de Luciano son de un permanente hostigamiento e incomunicación. Su régimen consiste en 24 horas de encierro en una pieza con 3 camillas, además, no tiene acceso a televisión ni periodicos, debe usar un traje que le ayuda a la cicatrización de las quemaduras las 24 horas del día, sólo debe sacárselo para bañarse, si bien, puede sacarse el traje solo, requiere ayuda para ponerselo. Esta función, que debiera ser realizada por los paramedicos, es incumplida; por esto, Luciano debe pedir ayuda a los presos cuando le toca una habitación con compañia . Otras, simplemente debe estar sin su traje (como ha ocurrido, al menos, en 5 ocasiones).

Actualmente, Luciano está sin el traje, porque gendarmería lo quemó al meterlo en la secadora del penal, situación que aún no es resuelta ni indeminizada. Otra parte de su tratamiento consiste, en que todos los días se le humecte con rosa mosqueta el cuerpo entero. Lo que en realidad ocurre cada 2 o 3 días, a voluntad de los paramédicos. Luciano utiliza una protesis en el brazo derecho, la que debe lavarse con cuidado para no dañar el sistema mecanico que ésta tiene. Sin embargo, las veces que ha solicitado que le laven la protesis, lo han hecho metiendola completamente al agua, arruinando su sistema mecánico; provocando con ésto una mayor dependencia de Luciano a la mala voluntad de los paramédicos, ya que ahora requiere ser engrasada constantemente, situación que tampoco es resuelta oportunamente. Otro problema de que Luciano permanezca en la cárcel, es que la ducha del penal funciona con un interruptor que al presionarlo expulsa agua por un intervalo de pocos segundos, por lo que es necesario que sea constantemente presionado. Como luciano no tiene una de sus manos y de la otra fueron amputados algunos de sus dedos, no le permite poder realizar esta actividad solo, sin embargo como no existe asistencia continua de los paramédicos, solo le queda ingeniarselas para poder ducharse, algunas de las habitaciones del Hospital Carcel Stgo1 tiene duchas en mejores condiciones, por tanto depende de que habitación este Luciano.

Si bien sabemos que estas condiciones se repiten en varios casos dentro de los penales, denunciamos esta situación porque la hemos palpado por bastante tiempo directamente. Nuestra idea no es realizar un relato morboso, ni provocar pena, sino evidenciar que aunque la prensa y el Estado digan que los presxs tienen derechos, eso es sólo una expresión vacía, que utilizan para degradarlos más y más, y para validar la existencia de centros de reclusión en los cuales el Estado se asegura que miles de personas vivan en pésimas condiciones.

No es solo hacinamiento, como nos muestra la televisión cuando se acuerdan que los presxs existen. A un presx no sólo se le restringe su libertad: son el aislamiento, la humillación constante a su familia, la irresponsabilidad en la asistencia médica, la incomunicación, la violencia física y sicológica de parte de Gendarmería, los materiales con el que se construye la Cárcel. A veces pareciera que presxs del mundo son invisibles, es por esto que quienes estamos afuera de las rejas debemos visibilizarlos, pues cada vez que los recordamos con una acción, una denuncia o un gesto de solidaridad demostramos que no están solxs.

¡EN LAS CARCELES LA TORTURA ES COTIDIANA,
CON TU SILENCIO ERES CÓMPLICE!
¡A EXPANDIR LA SOLIDARIDAD!

Pikete Jurídico
piketepenal(at)gmail(dot)com

http://piketejuridico.blogspot.com/


http://vivalaanarquia.espivblogs.net/?p=11672

Nessun commento:

Posta un commento